Seduta sulle tribune della piscina Galileo Ferraris, Michela Mazzarelli osserva la nipotina che nuota. Forse un giorno diventerà una triathleta. «L’importante è che si appassioni allo sport e che si metta alla prova nelle gare – afferma Michela – insegnano ad accettare le sconfitte e a ripartire per migliorarsi. E lo sport è anche lo strumento perfetto per scaricare la tensione e ‘staccare’». Michela lo consiglia sempre ai suoi allievi, se devono prendersi una pausa dallo studio. Ha sessantadue anni, insegna scienze motorie ed è sportiva da una vita, pur senza essersi mai dedicata a una disciplina a livello agonistico. Fino a quattro anni fa, quando ha deciso di intraprendere il triathlon nella squadra Master dell’Aquatica guidata da Vladimir Polikarpenko. «Una sfida con me stessa – spiega – per avere nuovi obiettivi in allenamento e in gara».

A proposito di sfide, nello scorso week end Michela ha gareggiato ai Mondiali di winter triathlon di Asiago: 3,6 km di corsa sulla neve, 5 km in mountain bike – anche questi sulla neve – e altri 5 di sci di fondo. Si è piazzata terza nella categoria Age Group 60-64 e soprattutto «mi sono divertita molto e ho vissuto una manifestazione eccezionale, con atleti professionisti e amatori provenienti da venti nazioni di tutto il mondo». Nel triathlon gli eventi internazionali sono spesso aperti a persone di ogni età, divise nelle rispettive categorie. «È stata un’esperienza nuova – prosegue Michela – un po’ perché non avevo mai partecipato a un Mondiale, un po’ perché era soltanto la mia seconda gara di winter triathlon, dopo i Campionati Italiani di Cogne di gennaio».

Prima di sperimentare il winter triathlon – una decisione presa l’anno scorso seguendo l’esempio di Roberto Barsi, direttore tecnico della sezione triatlhon dell’Aquatica – Michela non aveva mai neppure messo gli sci di fondo ai piedi. A dicembre ha seguito un paio di lezioni, giusto il tempo necessario per imparare la tecnica libera; non è stato difficile per lei, da sempre appassionata di sci e sci alpinismo. E soprattutto spinta dal desiderio di mettersi in gioco in una nuova attività, per giunta nel suo “ambiente naturale”: la montagna, frequentata fin da piccola con tutta la famiglia.

Nelle vacanze di Natale ha svolto qualche allenamento di corsa e in bicicletta in quota, per abituarsi all’altura. E prima dell’esordio di Cogne ha preso parte a uno stage organizzato da Granbike Torino con la presenza di tecnici federali; una sorta di prova generale in vista dei Campionati Italiani, gara che presentava distanze praticamente raddoppiate rispetto al Mondiale. Questo si è quindi rivelato quasi “tranquillo” e al traguardo Michela ha già immaginato un suo ritorno all’evento iridato per l’anno prossimo.

Prima però l’attende la stagione del triathlon classico. «Ho corso per tanti anni, anche se più che altro come preparazione allo sci alpinismo – racconta – poi ho cercato qualcosa che sollecitasse meno le ginocchia e il nuoto e la bicicletta si sono rivelate discipline perfette. Vlad ha dovuto fare un grande lavoro per migliorare la mia tecnica di nuoto, ma a sessant’anni, dopo aver esordito nello sprint, sono riuscita a completare anche un olimpico, in occasione degli Europei di categoria».

Se il lavoro glielo permette, Michela si allena tutti i giorni. All’inizio l’obiettivo era semplicemente «terminare la gara», oggi è diventato «migliorare il mio record». Ponendosi sempre nuove sfide, guidata da una vera passione per lo sport.